Anima Mundi. Poemetto sulla creazione e sulla distruzione.

Anima Mundi. Poemetto sulla creazione e sulla distruzione.

Estratto da Juvenilia. Il tutto che m’inonda, in uscita per Delta3Edizioni.

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Anima Mundi ascolta:

le nostre iridi sono sazie a vedere

l’uomo devastare la tua pelle.

Anima Mundi ascolta

il timido intercedere

di cuori esplosi.

Se guardo l’altezza del Creato

tutto gira nell’infinitezza

di un istante.

È l’ora in cui finalmente sento.

È l’ora in cui finalmente vivo.

*

L’ora in cui nascesti

fu di silenziosa espansione

dove il Nulla era il Tutto.

Zampillavano i fuochi eterni

dentro nere zolle terrestri

all’apice dell’evoluzione.

Eravamo bellezza e comunione,

sangue e corpo insieme,

mani nelle mani.

I giardini portavano il tuo nome.

Tutti gli astri cantavano il tuo odore.

*

Presto l’alba battezzò i luoghi,

le anime e tutte le carni.

Distese di oceaniche ebbrezze.

La materia fu tale per il visibile,

l’etereo fu di Dio sospiro lontano,

l’amaro dilagò nelle crepe.

Per ogni tuo strappo iniziò potere,

per tutte le terre Morte comparve,

per tutte le bocche fame di niente.

Dai tuoi sorrisi l’oro di pietra fu colto.

L’argento delle tue fortune abbandonato.

*

Cavalcarono le tue isole

a scoprire l’esistenza

degl’inestimabili doni

ma non seppero tenere

l’oro sugli altari

per celebrarti eterna.

Anima Mundi prega

per le radici strappate

dai tuoi seni fertili.

Anima Mundi prega

l’argento dal Nulla divorato

e dalle memorie occultato.

*

Uomo nell’uomo fu parola vera

e carne eterna di vita mutò

entro l’ampio pendio della tua grazia.

Donna fu divina prima di te, sola

e poco amata nel suo ventre di terra.

Ma fu guardiana della grande esistenza.

Donna, dilaniato il ventre per la cattiva sorte

di uomini che l’amore chiamarono casa,

la tua solitudine crebbe come rosa del deserto.

Pronunciarono il tuo nome sulle pietre

con labbra sporche di carbone e fango,

oscurarono la tua potenza di madre terrena.

Pochi di loro – che legarono la propria anima

al cuore – capirono l’importanza dell’altare,

dimora della tua eterna volontà di stare.